La mattina del 5 dicembre una delle ostetriche mi
ha fatto il tracciato (me ne facevano anche tre al giorno) per controllare il
battito di Emanuele ed ho capito che qualcosa non andava, avevo imparato a leggere
i tracciati alla mia prima gravidanza insieme a molte altre cose, e questo mi
ha a volte aiutata, a volte stressata.
Alle 9:00 il mio medico è passato a dirmi che mi avrebbe operato da lì
a poco perché il cuoricino del mio bambino aveva delle decelerazioni,
ma di stare tranquilla, d’altra parte si era già deciso di far
nascere Emanuele il 6 dicembre perché da un paio di settimane non cresceva
più e la settimana di gravidanza in cui ero arrivata (trentaduesima)
era un grande traguardo (volevamo far passare due settimane, e invece ne erano
passate cinque).
Non c’era nessuno con me, ho avvisato Camillo gli ho detto di accompagnare
Michela a scuola e di non avvertire nessuno, così sono entrata in sala
operatoria accompagnata dalle allieve ostetriche che mi ha hanno aiutata durante
tutto il mio ricovero in ospedale (grazie della disponibilità e dell’affetto
che mi avete dato).
Emanuele è nato alle 9:30 del 5 dicembre 2005, con molta fatica dei medici
che non riuscivano a tirarlo fuori, ed io non l’ho potuto ne vedere, ne
sentire perché non ha pianto, aveva indice di Apgar1’:3 ed è
stato intubato in sala operatoria.
Fuori Camillo vedeva entrare ed uscire i medici del reparto di ostetricia, ho
rischiato di morire e si è deciso per un isterectomia subtotale.
Emanuele è nato di 1400 gr, ed è sceso a 1270 gr, con il calo
fisiologico.
In un primo momento sembrava stesse bene, ma la notte del 5 dicembre è
stato malissimo, i medici credevano che avesse problemi cerebrali incompatibili
con la vita.
Quando mio marito è venuto in camera per comunicarmelo, ho creduto di
morire, ho preteso che mi accompagnassero da lui, è ho visto per la prima
volta il mio piccolo, tenero, forte cucciolo, e solo ora so di aver subito saputo
che Emanuele avrebbe lottato.
Le notizie si alternavano tra belle e brutte, gli edemi cerebrali, di cui non
si poteva prevedere l’esito, il peso che stentava a salire, la sepsi,le
trasfusioni, ma soprattutto la sua enorme difficoltà a respirare autonomamente.
Emanuele è stato intubato per venticinque giorni (in cui i medici hanno
mille volte provato a estubarlo senza successo), ci sono riusciti definitivamente
l’1 gennaio 2006 (aiutati dal cucciolo che si è tolto da solo il
tubicino dalla bocca, lo aveva già fatto altre volte), poi intorno al
16 gennaio ha avuto una crisi respiratoria seria ( solo dopo il medico di turno,
che oggi si occupa di Emanuele, ci ha confessato di aver pensato ad una tracheotomia
in T.I.N.), che si è risolta con molta fatica dei medici,
Si è deciso di indagare con una laringoscopia ( Emanuele emetteva uno
stridore continuo) eseguita al Santobono, ospedale pediatrico di Napoli.
Di ritorno alla T.I.N. di Caserta Emanuele era distrutto e con una diagnosi
di stenosi sottoglottica (restringimento della laringe sotto le corde vocali)
che andava trattata, ma ciò non era possibile ne a Caserta ne a Napoli.
Dopo una serie di ostacoli che preferisco dimenticare Emanuele ha salutato i
medici e le infermiere di Caserta per approdare al Bambin Gesù di Roma.
Alla professionalità del personale della T.I.N. di Caserta dobbiamo la
vita di nostro figlio, alla dott.ssa Mariella Vendemmia, una cara amica che
con professionalità e rara sensibilità ci ha aiutati e sostenuti,
soprattutto nel credere alla forza del nostro bimbo, al dott. Italo Bernardo,
che ha saputo comunicarci anche le peggiori notizie con serenità, e ci
ha aiutati nei primi momenti a casa di Emanuele, al dott. Gaetano Ausanio, che
ci incoraggiava ad ascoltare il bello e il brutto, ed ad aggrapparci soprattutto
al bello, alla sig. Fiorella, che non sapremo mai ringraziare abbastanza per
come ha saputo silenziosamente curare, amare, coccolare Emanuele, alla sig.
Pina……..
Il 27 gennaio Emanuele è stato trasferito a Roma alla sede gianicolense
del Bambin Gesù, dove hanno confermato la diagnosi di stenosi sottoglottica,
che si accompagnava ad una paralisi delle corde vocali (Emanuele era afono),
e il 10 febbraio è stato operato, con laserterapia CO2, dal dott. Bottero
nella sede del Bambin Gesù di Palidoro(grazie!grazie!grazie! anche a
tutto il personale della terapia intensiva).
Ci hanno detto che l’intervento era difficile, che rischiava di essere
intubato nuovamente, o peggio tracheotomizzato, per aspettare un nuovo intervento
ad un anno, ed altro…..,(abbiamo trascorso l’ora più indescrivibile
della nostra vita, Michela era lì con noi), ma Emanuele è stato
bravissimo è uscito dalla sala operatoria che respirava autonomamente
e aveva risolto il problema, il giorno dopo è stato riportato al gianicolo,
da dove è stato dimesso il 24 febbraio, il giorno prima del compleanno
di Michela.
Roma ha rappresentato mille cose, ma soprattutto la possibilità di occuparmi
quasi a tempo pieno del mio bimbo che ho nutrito, lavato, addormentato, a Caserta
potevo vederlo per un ora al giorno, a Roma trascorrevo otto, nove ore con lui,
che non mi bastavano mai.
Michela e Camillo stavano a Caserta e ci raggiungevano nel fine settimana, io
ho vissuto da mia cugina Claudia( ti adoro!) prima e da una cara amica poi,
Tilde, che si è occupata di me, mi ha nutrita e coccolata come solo una
sorella o una madre sanno fare.
Ho trascorso i giorni al Bambin Gesù tra il reparto dove Emanuele era
ricoverato e la stanza della tiralatte, ebbene si tiravo il latte ogni tre ore,
il mio bimbo ha mangiato quasi esclusivamente il mio latte, e pochi giorni prima
delle dimissioni ha cominciato a succhiare direttamente al seno.
Devo tutto questo alla mia profonda fede nell’allattamento materno, alla
mia fortunata produzione (sono riuscita a donare latte durante la mia permanenza
al Bambin Gesù), ed alla consulente del latte Machi.
Emanuele oggi ha venti mesi e succhia ancora al seno.
Abbiamo conosciuto tanti bambini, e i loro genitori, abbiamo costruito solidarietà,
abbiamo vissuto momenti di terrore puro per ogni bimbo, che peggiorava o che
non ce la faceva, e momenti di altrettanta felicità per ogni dimissione,
per ogni intervento riuscito.
Ho nel cuore ogni mamma che ho incontrato, e non potrò mai dimenticare
gli occhi dei loro bambini. Grazie a tutti , ma soprattutto grazie a Isabella
e alla sua principessa.
Grazie al dottor Seganti,e ad ogni medico, alle infermiere, alla psicologa,
a tutti quelli che ancora oggi si occupano di Emanuele.
Emanuele è tornato a casa di 2350gr, avevamo il terrore di non poter
monitorare il respiro, il battito cardiaco, senza le infernali macchinette dell’ospedale,
ma lui è un tenero dolce guerriero, ed è cresciuto velocemente,
mangia, ride, gioca, gattona, cammina, dice mamma, Chea (Michela),nonno, nonna,nanna
(papà), grazie, ciao e ci sommerge d’amore.
Ho scritto la nostra storia sperando di essere di aiuto ad altri genitori come
voi e il vostro sito avete aiutato noi nei primi momenti. Grazie a tutti
Emanuele, Michela, Camillo e Maria Rosaria.